martedì 22 settembre 2015

Volkswagen, lo scandalo si allarga: 11 milioni di veicoli truccati. Die Welt: "Berlino sapeva di falsi controlli"






MILANO - Sono 11 milioni le auto Volkswagen truccate in giro per il mondo. Una cifra enorme, superiore alle immatricolazioni di un anno della casa di Wolfsburg, che si prepara ad accantonare 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per far fronte alle spese legate allo scandalo delle emissioni, dalle multe ai possibili richiami di vetture. Le indicazioni arrivano da parte della stessa società, che "sta lavorando con la massima celerità per chiarire le irregolarità connesse uno specifico software utilizzato con i motori diesel. Non tolleriamo violazione delle leggi in alcun modo: tutti i veicoli Euro 6 e successivi sono a norma"
E a gettare nuova luce sullo scandalo che sta investendo la casa tedesca, la rivelazione di Die Welt che - citando un'interrogazione parlamentare dello scorso luglio - ricostruisce come il governo tedesco sapeva che alcune marche usavano un software per aggirare i controlli sulle emissioni. Ma in quel caso non venivano fatti nomi, non si parlava di marche né di modelli specifici.
 Intanto, a seguito di questi costi inattesi, Volkswagen sarà costretta a rivedere le stime di utili per il 2015; parole che suonano minacciose per gli investitori, che tornano a punire il titolo con forti vendite dopo il tracollo di lunedì, che ha eroso quasi 15 miliardi di euro di capitalizzazione (la multa paventata è di 18 miliardi di dollari). Il ceo Martin Wikterkorn, secondo la stampa tedesca, potrebbe esser fatto fuori entro fine settimana. La notizia è stata però smentita. Lo stesso ad, in un videomessaggio, ha chiesto scusa per la "cattiva condotta", promesso "franchezza e trasparenza massime" e domandato "fiducia per andare avanti": "Sarebbe sbagliato se il terribile errore di pochi compromettesse il lavoro onesto di 600 mila persone".
 La bufera non accenna dunque a scemare: dopo gli Stati Uniti, nuovi guai si prefigurano per la casa tedesca accusata negli Usa di aver barato sulle emissioni inquinanti del suo motore diesel. Bernard Sapin, ministro francese delle Finanze ha detto che "serve un'inchiesta europea" sulla casa di Wolfsburg. Per "rassicurare i cittadini" ha aggiunto parlando alla Radio Europe1, sarà "necessario" condurre controlli anche sugli altri costruttori europei. Il governo transalpino e il Ministero dei Trasporti di Berlino hanno già annunciato che terranno delle inchieste, mentre l'omologo dicastero in Italia avvia un'indagine, esprime preoccupazione e chiede se il dispositivo scoperto negli Usa sia presente anche in Europa, o le auto sotto accusa siano state vendute nel Belpaese. Il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, chiede di valutare lo stop alla vendita di auto in Italia anche qui fosse stato utilizzato il software incriminato. La Cancelliera Angela Merkel non può a questo punto esimersi dal chiedere "chiarezza" e "piena trasparenza sul caso".
 Da Bruxelles prendono tempo ma alzano la guardia. "Andremo in fondo", ha fatto sapere la Commissione Ue, e ancora: "E' prematuro dire se sia necessaria qualsiasi misura di sorveglianza specifica anche in Europa e se i veicoli Volkswagen venduti in Europa abbiano lo stesso difetto. Stiamo comunque prendendo in esame la questione molto sul serio. Siamo in contatto con l'azienda e l'Agenzia Usa per l'Ambiente (Epa)", ha annucniato Lucia Caudet, portavoce per il Mercato Interno. Che ha aggiunto: "Per il bene dei nostri consumatori e dell'ambiente, abbiamo bisogno di avere la certezza che l'industria rispetti scrupolosamente i limiti sulle emissioni delle auto".
 Non sono gli unici motivi di timore per il colosso tedesco, che vede seriamente minata la sua corsa inarrestabile verso la leadership mondiale delle quattro ruote (fino ad ora in mano a Toyota, ma già i dati del primo semestre avevano mostrato il sorpasso di Vw). Il governo coreano ha infatti convocato i vertici locali della Volkswagen: "Abbiamo invitato i rappresentanti e gli ingegneri della Volkswagen per un incontro al ministero nel pomeriggio", ha detto il vice ministro Park Pan-Kyu. "Cominceremo a svolgere dei controlli al più tardi ad ottobre ed annunceremo i risultati alla fine di novembre". I modelli sotto la lente sono gli stessi degli Usa: Volkswagen Jetta, Golf, e Audi AG A3 sedan.

 La caduta del mito

 Si tratta di una nuova brutta notizia per i piani alti della casa auto, visto che le vendite in Asia coprono ormai il 40% delle consegne di Vw, con la Cina a fare da mercato principale e ovviamente terra di conquista per il futuro. Se si guarda alla sola Corea del Sud, più del 90% dei 25mila veicoli venduti sono diesel: proprio il tipo di motore finito sotto inchiesta. Gli analisti si aspettano ovviamente che, nel Paese asiatico, Hyundai possa beneficiare del colpo all'immagine di Vw e dei ritiri di auto.

Ma non finiscono qui i grattacapi, visto che in Australia il Dipartimento del Governo che gestisce le verifiche ambientali ha chiesto alla Volkswagen se anche i veicoli venduti nel Paese siano equipaggiati con il software 'civetta' scoperto negli Stati Uniti. Fuori dalla Corea e dall'Australia, "le preoccupazioni maggiori sono su come questa vicenda impatterà sulla reputazione in Europa, che è di gran lunga il mercato più importante per loro, in particolare per il diesel", sintetizza l'analista di Macquarie Janet Lewis a Bloomberg. Ma visto che provare a conquistare quote di mercato negli Usa diventa ora sempre più difficile, se Vw vuole diventare il primo produttore entro il 2018 - come da piani - deve tornare a dipendere dalla Cina e dall'Asia.

Intanto la vicenda Usa si è evoluta: il Dipartimento americano di Giustizia sta conducendo un'inchiesta penale sul comportamento della casa di Wolfsburg, che ha barato nei test federali riguardanti le emissioni di diossido di azoto di alcuni dei suoi motori diesel. Già ieri, il titolo ha perso quasi 15 miliardi di valore: quanto la multa massima che l'Agenzia per la protezione ambientale (l'ente che ha accusato Volkswagen) può comminare: l'azienda rischia una pena pecuniaria pari a 37.500 dollari per vettura, oltre 18 miliardi in tutto. I timori dei mercati sono che lo scandalo si possa ampliare a macchia d'olio su altre case, e da Fca precisano che il gruppo non usa dispositivi "manipolatori" e lavora da vicino e continuamente con l'Epa per il rispetto delle norme sulle emissioni. Il capo di Volkswagen negli Usa era stato il primo a uscire pubblicamente allo scoperto: in quello che doveva essere un evento di presentazione della Passat con Lenny Kravitz. Senza accogliere domande dei giornalisti, ha ripetuto le scuse ad autorità e consumatori Usa: "Questo tipo di comportamento non è per niente in linea con le nostre qualità".

domenica 26 maggio 2013

Due partite, lo stesso film: le finali di Europa e Champions League decise nello stesso modo


Coincidenze impressionanti: identico risultato, identica successione dei gol e identici minuti




 


Se non fosse che il calcio non è mai prevedibile, le finali di Europa League e Champions League sembrano essere state scritte dalle mani dello stesso sceneggiatore. Incredibili le coincidenze tra le sfide di Amsterdam e Londra: a partire dal risultato (entrambe finite per 2-1), per proseguire con la sequenza dei gol e per finire anche il minuto delle reti. Addirittura anche il secondo gol è stato realizzato nella stesso modo, ovvero dal dischetto.
 La prima segnatura è infatti stata realizzata da Torres e Mandzukic al 60', il pareggio (in entrambi i casi su rigore) da Cardozo e Gungogan al 68', mentre la rete della vittoria è arrivata nei minuti finali: Ivanovic al 93' e Robben al 89'.In entrambe le finali la squadra favorita (Bayern Monaco e Chelsea) si è portata in vantaggio per poi farsi rimontare e infine portare a casa la coppa nei minuti finali.
Per completare la serie di coincidenze, in entrambe le finali ha vinto la squadra che è stata sorteggiata ospite.
Questa è la prima volta nella storia che le due principali competizioni europee finiscono con lo stesso risultato.

mercoledì 22 maggio 2013

Nike LeBron X MVP






Ci sono le scarpe da basket, ci sono le scarpe create apposta per i migliori giocatori del mondo e poi ci sono le scarpe create per le occasioni speciali dei migliori giocatori del mondo. Come tutti gli appassionati di basket sapranno LeBron James ha appena vinto il suo quarto titolo come MVP della regular season NBA diventando così il quinto giocatore nella storia a centrare tale impresa e il secondo di sempre a vincere quattro volte il premio in cinque anni, con una premessa del genere era pressoché scontato che il suo sponsor principale, la Nike, creasse delle scarpe speciali per l’occasione. Diamo il benvenuto alle Nike LeBron X MVP, il più esclusivo e originale modello che l’azienda americana abbia mai prodotto per la stella dei Miami Heat.





Le nuove LeBron X MVP presentano tutti i comfort e le prestazioni delle LeBron X Elite Series ma riescono a sbalordire sotto il punto di vista dello stile e dei colori. La scarpa destra infatti è ben diversa dalla sinistra e la colorazione può ricordare un grande collage, ciò ha lo scopo di racchiudere nella tomaia tutte le colorazioni di tutte le edizioni usate dal numero 6 di Miami in questa stagione: il blu infatti è un rimando all’All-Star Game mentre, il duo rosso-nero ovviamente è riferito agli Heat mentre tutte le altre sfumature sono dei collegamenti con le edizioni speciali di questo modello uscite in varie occasioni come la partita di Natale, il Martin Luther King Day e il Mese della Storia Afroamericana. A questo proposito le punte di ciascuna scarpa presentano un tema particolare ma non privo di significato, la punta della scarpa sinistra (prima e terza foto) sembra quasi sporcata da gocce di vernice, stile preso dalle scarpe dell’All-Star Game mentre la punta della scarpa destra (seconda e quarta foto) usa il tema a motivi geometrici già visto nella linea che la Nike ha dedicato al progetto N7, la collezione dedicata alla cultura e alla conservazione delle tradizioni dei Nativi Americani.
Ovviamente non è finita qui. Anche le suole sono diverse da una scarpa all’altra per indicare quanto l’impronta lasciata da James sui parquet di tutto il mondo sia più unica che rara.
Le LeBron X MVP sono scarpe davvero esclusive e in quanto tali sarà difficilissimo trovarle nei negozi, la Nike infatti ha fatto sapere che saranno disponibili a breve solo in pochi e selezionatissimi punti vendita negli Stati Uniti e in Cina per un prezzo ancora sconosciuto. Sì, se le volete vi toccherà sudare.



martedì 14 maggio 2013

La prima pistola stampata 3D alla prova del fuoco


La stampa 3D si sta diffondendo sempre più rapidamente. Abbiamo visto tanti oggetti fai-da-te costruiti in tre dimensioni, ma Liberator è la prima arma funzionante. C’è da preoccuparsi? Sì, tanto che il Pentagono ha fatto togliere le istruzioni da internet.





Aggiornamento del 10 maggio - Il governo degli Stati Uniti, attraverso il Department of Defense Trade Controls, ha fatto rimuovere dal sito di Defense Distributes i file per "programmare" la stampante 3D in modo da realizzare la pistola. Prima di questo intervento - secondo alcune fonti non confermate - sarebbero state scaricate circa 100.000 copie delle istruzioni.
Cody Wilson, fondatore della Defense Distributed alla fine ce l’ha fatta: la prima pistola stampata in 3D funziona come mostra il video qui sotto. Il venticinquenne del Texas non solo ha ricevuto il via libera per produrre armi ma Liberator, il primo prototipo di arma da fuoco realizzato tramite una comune stampante per oggetti in tre dimensioni, non ha deluso le attese: il primo colpo è andato a segno senza il minimo intoppo.




Wiki-weapon
Liberator, battezzato in onore di un modello prodotto negli States durante la Seconda Guerra Mondiale per la resistenza francese, si differenzia dall’originale perché è assemblato a partire da 15 elementi in plastica realizzati dalla stampante Stratasys Dimension SST 3D in vendita a circa 8.000 dollari (circa 6.100 euro). Le uniche eccezioni sono le munizioni calibro .380 - un altro formato la manderebbe in mille pezzi - e una comunissima vite che funge da percussore.




Arma per tutti Liberator, insomma, è una pistola funzionante e letale che spara un solo colpo, ma che tutti possono tranquillamente costruirsi a casa, senza grandi conoscenze tecniche visto che chiunque può scaricare dal sito di DEFCAD.org il modello CAD dell’arma. Era solo una questione di tempo… prima o poi qualcuno ci avrebbe pensato.
Arma invisibile
Come giustamente ha fatto notare Steve Israel, membro del congresso degli Stati Uniti, è un’arma che passa indisturbata i metal detector. Il sogno di tutti i terroristi e i criminali di tutto il mondo.
 

Liberator spara il primo colpo

 


 

Sars: un nuovo coronavirus appare in Europa


A 10 anni dalla SARS, un altro coronavirus - così chiamato per il suo aspetto - torna a colpire in Europa, ma le organizzazioni sanitarie sono ben attrezzate per fare fronte all'infezione.

                                           Un coronavirus, così chiamato per il suo aspetto.


Domenica 12 maggio sono stati segnalati in Francia due casi di infezione da un nuovo virus, che da pochi giorni ha un nome: si chiama Mers-CoV, ovvero Middle East respiratory syndrome-coronavirus (coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente) ed è stato isolato per la prima volta nel giugno del 2012 in un paziente ricoverato all'ospedale di Jeddah, in Arabia Saudita, da Ali Mohamed Zaki, microbiologo egiziano. Poi è stato trovato in pazienti di Qatar, Giordania ed Emirati Arabi Uniti.


In Europa
In Gran Bretagna c'è già stato un focolaio di tre pazienti, il primo dei quali sembra aver contratto l'infezione durante un pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita. Un caso mediorientale è stato ricoverato in Germania. E anche i due casi citati in Francia, e un terzo caso sospetto, sembrano originare da un primo paziente appena tornato da un viaggio negli Emirati Arabi Uniti (vedi il comunicato del Ministero degli affari sociali e della sanità francese), che ha trasmesso l'infezione al suo vicino di stanza in ospedale e poi, forse, se i test confermeranno i sospetti, anche a un infermiere che lo ha avuto in cura. Ma, dice François Bricaire, responsabile del servizio malattie infettive dell'Hôpital de la Pitié Salpêtrière di Parigi, «non c'è motivo di farsi prendere dal panico». Perché se il primo caso francese era inatteso e quindi non erano in atto tutte le precauzioni necessarie, ora gli infettivologi europei sanno di avere a che fare con un coronavirus e i pazienti sospetti vengono messi in isolamento precauzionale.
 
Allerta mondiale
L'Oms ha infatti invitato ad alzare la guardia: "incoraggia gli stati membri a una sorveglianza continua per tutti i casi di infezione respiratoria acuta grave e a tenere d'occhio qualsiasi andamento anomalo. In particolare consiglia ai medici di vigilare sulle patologie respiratorie acute in viaggiatori di ritorno dalle aree colpite". Non raccomanda invece "particolari misure di protezione nei punti di ingresso dei viaggiatori dall'estero né restrizioni su viaggi o commerci".
 
 
 
In Italia siamo pronti
A oggi non sono stati segnalati casi sospetti nel nostro Paese, lo precisa il Ministero, che aggiunge che "in Italia è già attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS) che coinvolge gli uffici periferici del Ministero e le strutture regionali. Inoltre, è presente una Rete nazionale per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave da polmoniti, con eventuale utilizzo della terapia ECMO".

In altre parole: l'epidemia di Sars di 10 anni fa è servita a creare una rete di 14 centri in cui si pratica la terapia ECMO, cioè l'ossigenazione extracorporea a membrana, una metodica di supporto vitale per il trattamento delle insufficienze respiratorie acuta più gravi, e quindi siamo pronti a ogni evenienza, non c'è motivo di preoccuparsi (vedi altre informazioni sull'ECMO da WikiPedia e sulla pagina dei Centri ECMO in Italia).
 
Trasmissione non facile
Che cosa si sa di questo virus? Non molto per la verità. È un coronavirus, quindi uno stretto parente del virus che dieci anni fa, nel 2003 causò la SARS (Severe acute respiratory syndrome, cioè sindrome acuta respiratoria grave). Quell'infezione, originaria della Cina meridionale, in 9 mesi, tra novembre 2002 e luglio 2003, infettò 37 paesi causando la morte di 775 persone su 8.273 infetti accertati, con una mortalità del 9,3%.

Poi scomparve senza essere stata debellata. Il virus comparso l'estate scorsa nella Penisola Arabica è della stessa famiglia, ma non è detto che crei lo stesso allarme. Nonostante infatti siano passati ormai 12 mesi dall'isolamento del virus, l'aggiornamento dell'Oms del 9 maggio 2013 (che non tiene ancora conto dei casi francesi, confermati solo il 12 maggio), elenca 33 casi e 18 vittime. Il virus infatti sembra per adesso trasmettersi solo in caso di vicinanza prolungata e contatti stretti, come quelli fra membri della stessa famiglia, o persone che hanno convissuto nella stessa stanza, come nei casi di trasmissione ospedaliera.
 
                                        Le strade di Hong Kong tra fine 2002 e luglio 2003.
Forse viene dai pipistrelli
Non si sa esattamente nemmeno da dove provenga. Nel novembre 2012 la Health Protection Agency britannica ha pubblicato la sequenza genetica del coronavirus, che sembra strettamente imparentato con un coronavirus identificato in pipistrelli africani del Ghana e tedeschi. Ma prima di arrivare all'uomo potrebbe aver trovato un intermediario animale non ancora noto.
 

lunedì 29 aprile 2013

Ronaldo Goal Elastico Pazzesco


Sara' anche avanti con l'eta',e sovrappeso,ma la classe non finisce.!!!!!Grande Fenomeno.!!