domenica 26 maggio 2013

Due partite, lo stesso film: le finali di Europa e Champions League decise nello stesso modo


Coincidenze impressionanti: identico risultato, identica successione dei gol e identici minuti




 


Se non fosse che il calcio non è mai prevedibile, le finali di Europa League e Champions League sembrano essere state scritte dalle mani dello stesso sceneggiatore. Incredibili le coincidenze tra le sfide di Amsterdam e Londra: a partire dal risultato (entrambe finite per 2-1), per proseguire con la sequenza dei gol e per finire anche il minuto delle reti. Addirittura anche il secondo gol è stato realizzato nella stesso modo, ovvero dal dischetto.
 La prima segnatura è infatti stata realizzata da Torres e Mandzukic al 60', il pareggio (in entrambi i casi su rigore) da Cardozo e Gungogan al 68', mentre la rete della vittoria è arrivata nei minuti finali: Ivanovic al 93' e Robben al 89'.In entrambe le finali la squadra favorita (Bayern Monaco e Chelsea) si è portata in vantaggio per poi farsi rimontare e infine portare a casa la coppa nei minuti finali.
Per completare la serie di coincidenze, in entrambe le finali ha vinto la squadra che è stata sorteggiata ospite.
Questa è la prima volta nella storia che le due principali competizioni europee finiscono con lo stesso risultato.

mercoledì 22 maggio 2013

Nike LeBron X MVP






Ci sono le scarpe da basket, ci sono le scarpe create apposta per i migliori giocatori del mondo e poi ci sono le scarpe create per le occasioni speciali dei migliori giocatori del mondo. Come tutti gli appassionati di basket sapranno LeBron James ha appena vinto il suo quarto titolo come MVP della regular season NBA diventando così il quinto giocatore nella storia a centrare tale impresa e il secondo di sempre a vincere quattro volte il premio in cinque anni, con una premessa del genere era pressoché scontato che il suo sponsor principale, la Nike, creasse delle scarpe speciali per l’occasione. Diamo il benvenuto alle Nike LeBron X MVP, il più esclusivo e originale modello che l’azienda americana abbia mai prodotto per la stella dei Miami Heat.





Le nuove LeBron X MVP presentano tutti i comfort e le prestazioni delle LeBron X Elite Series ma riescono a sbalordire sotto il punto di vista dello stile e dei colori. La scarpa destra infatti è ben diversa dalla sinistra e la colorazione può ricordare un grande collage, ciò ha lo scopo di racchiudere nella tomaia tutte le colorazioni di tutte le edizioni usate dal numero 6 di Miami in questa stagione: il blu infatti è un rimando all’All-Star Game mentre, il duo rosso-nero ovviamente è riferito agli Heat mentre tutte le altre sfumature sono dei collegamenti con le edizioni speciali di questo modello uscite in varie occasioni come la partita di Natale, il Martin Luther King Day e il Mese della Storia Afroamericana. A questo proposito le punte di ciascuna scarpa presentano un tema particolare ma non privo di significato, la punta della scarpa sinistra (prima e terza foto) sembra quasi sporcata da gocce di vernice, stile preso dalle scarpe dell’All-Star Game mentre la punta della scarpa destra (seconda e quarta foto) usa il tema a motivi geometrici già visto nella linea che la Nike ha dedicato al progetto N7, la collezione dedicata alla cultura e alla conservazione delle tradizioni dei Nativi Americani.
Ovviamente non è finita qui. Anche le suole sono diverse da una scarpa all’altra per indicare quanto l’impronta lasciata da James sui parquet di tutto il mondo sia più unica che rara.
Le LeBron X MVP sono scarpe davvero esclusive e in quanto tali sarà difficilissimo trovarle nei negozi, la Nike infatti ha fatto sapere che saranno disponibili a breve solo in pochi e selezionatissimi punti vendita negli Stati Uniti e in Cina per un prezzo ancora sconosciuto. Sì, se le volete vi toccherà sudare.



martedì 14 maggio 2013

La prima pistola stampata 3D alla prova del fuoco


La stampa 3D si sta diffondendo sempre più rapidamente. Abbiamo visto tanti oggetti fai-da-te costruiti in tre dimensioni, ma Liberator è la prima arma funzionante. C’è da preoccuparsi? Sì, tanto che il Pentagono ha fatto togliere le istruzioni da internet.





Aggiornamento del 10 maggio - Il governo degli Stati Uniti, attraverso il Department of Defense Trade Controls, ha fatto rimuovere dal sito di Defense Distributes i file per "programmare" la stampante 3D in modo da realizzare la pistola. Prima di questo intervento - secondo alcune fonti non confermate - sarebbero state scaricate circa 100.000 copie delle istruzioni.
Cody Wilson, fondatore della Defense Distributed alla fine ce l’ha fatta: la prima pistola stampata in 3D funziona come mostra il video qui sotto. Il venticinquenne del Texas non solo ha ricevuto il via libera per produrre armi ma Liberator, il primo prototipo di arma da fuoco realizzato tramite una comune stampante per oggetti in tre dimensioni, non ha deluso le attese: il primo colpo è andato a segno senza il minimo intoppo.




Wiki-weapon
Liberator, battezzato in onore di un modello prodotto negli States durante la Seconda Guerra Mondiale per la resistenza francese, si differenzia dall’originale perché è assemblato a partire da 15 elementi in plastica realizzati dalla stampante Stratasys Dimension SST 3D in vendita a circa 8.000 dollari (circa 6.100 euro). Le uniche eccezioni sono le munizioni calibro .380 - un altro formato la manderebbe in mille pezzi - e una comunissima vite che funge da percussore.




Arma per tutti Liberator, insomma, è una pistola funzionante e letale che spara un solo colpo, ma che tutti possono tranquillamente costruirsi a casa, senza grandi conoscenze tecniche visto che chiunque può scaricare dal sito di DEFCAD.org il modello CAD dell’arma. Era solo una questione di tempo… prima o poi qualcuno ci avrebbe pensato.
Arma invisibile
Come giustamente ha fatto notare Steve Israel, membro del congresso degli Stati Uniti, è un’arma che passa indisturbata i metal detector. Il sogno di tutti i terroristi e i criminali di tutto il mondo.
 

Liberator spara il primo colpo

 


 

Sars: un nuovo coronavirus appare in Europa


A 10 anni dalla SARS, un altro coronavirus - così chiamato per il suo aspetto - torna a colpire in Europa, ma le organizzazioni sanitarie sono ben attrezzate per fare fronte all'infezione.

                                           Un coronavirus, così chiamato per il suo aspetto.


Domenica 12 maggio sono stati segnalati in Francia due casi di infezione da un nuovo virus, che da pochi giorni ha un nome: si chiama Mers-CoV, ovvero Middle East respiratory syndrome-coronavirus (coronavirus della sindrome respiratoria del Medio Oriente) ed è stato isolato per la prima volta nel giugno del 2012 in un paziente ricoverato all'ospedale di Jeddah, in Arabia Saudita, da Ali Mohamed Zaki, microbiologo egiziano. Poi è stato trovato in pazienti di Qatar, Giordania ed Emirati Arabi Uniti.


In Europa
In Gran Bretagna c'è già stato un focolaio di tre pazienti, il primo dei quali sembra aver contratto l'infezione durante un pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita. Un caso mediorientale è stato ricoverato in Germania. E anche i due casi citati in Francia, e un terzo caso sospetto, sembrano originare da un primo paziente appena tornato da un viaggio negli Emirati Arabi Uniti (vedi il comunicato del Ministero degli affari sociali e della sanità francese), che ha trasmesso l'infezione al suo vicino di stanza in ospedale e poi, forse, se i test confermeranno i sospetti, anche a un infermiere che lo ha avuto in cura. Ma, dice François Bricaire, responsabile del servizio malattie infettive dell'Hôpital de la Pitié Salpêtrière di Parigi, «non c'è motivo di farsi prendere dal panico». Perché se il primo caso francese era inatteso e quindi non erano in atto tutte le precauzioni necessarie, ora gli infettivologi europei sanno di avere a che fare con un coronavirus e i pazienti sospetti vengono messi in isolamento precauzionale.
 
Allerta mondiale
L'Oms ha infatti invitato ad alzare la guardia: "incoraggia gli stati membri a una sorveglianza continua per tutti i casi di infezione respiratoria acuta grave e a tenere d'occhio qualsiasi andamento anomalo. In particolare consiglia ai medici di vigilare sulle patologie respiratorie acute in viaggiatori di ritorno dalle aree colpite". Non raccomanda invece "particolari misure di protezione nei punti di ingresso dei viaggiatori dall'estero né restrizioni su viaggi o commerci".
 
 
 
In Italia siamo pronti
A oggi non sono stati segnalati casi sospetti nel nostro Paese, lo precisa il Ministero, che aggiunge che "in Italia è già attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS) che coinvolge gli uffici periferici del Ministero e le strutture regionali. Inoltre, è presente una Rete nazionale per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria acuta grave da polmoniti, con eventuale utilizzo della terapia ECMO".

In altre parole: l'epidemia di Sars di 10 anni fa è servita a creare una rete di 14 centri in cui si pratica la terapia ECMO, cioè l'ossigenazione extracorporea a membrana, una metodica di supporto vitale per il trattamento delle insufficienze respiratorie acuta più gravi, e quindi siamo pronti a ogni evenienza, non c'è motivo di preoccuparsi (vedi altre informazioni sull'ECMO da WikiPedia e sulla pagina dei Centri ECMO in Italia).
 
Trasmissione non facile
Che cosa si sa di questo virus? Non molto per la verità. È un coronavirus, quindi uno stretto parente del virus che dieci anni fa, nel 2003 causò la SARS (Severe acute respiratory syndrome, cioè sindrome acuta respiratoria grave). Quell'infezione, originaria della Cina meridionale, in 9 mesi, tra novembre 2002 e luglio 2003, infettò 37 paesi causando la morte di 775 persone su 8.273 infetti accertati, con una mortalità del 9,3%.

Poi scomparve senza essere stata debellata. Il virus comparso l'estate scorsa nella Penisola Arabica è della stessa famiglia, ma non è detto che crei lo stesso allarme. Nonostante infatti siano passati ormai 12 mesi dall'isolamento del virus, l'aggiornamento dell'Oms del 9 maggio 2013 (che non tiene ancora conto dei casi francesi, confermati solo il 12 maggio), elenca 33 casi e 18 vittime. Il virus infatti sembra per adesso trasmettersi solo in caso di vicinanza prolungata e contatti stretti, come quelli fra membri della stessa famiglia, o persone che hanno convissuto nella stessa stanza, come nei casi di trasmissione ospedaliera.
 
                                        Le strade di Hong Kong tra fine 2002 e luglio 2003.
Forse viene dai pipistrelli
Non si sa esattamente nemmeno da dove provenga. Nel novembre 2012 la Health Protection Agency britannica ha pubblicato la sequenza genetica del coronavirus, che sembra strettamente imparentato con un coronavirus identificato in pipistrelli africani del Ghana e tedeschi. Ma prima di arrivare all'uomo potrebbe aver trovato un intermediario animale non ancora noto.