Ecco come e perché Usain Bolt è l'uomo più veloce della terra ed è entrato
nella storia dello sport.
Usain Bolt è entrato nella storia dello sport. E ci è entrato come solo
lui sa fare: correndo più veloce di tutti gli altri. È il primo atleta a
vincere l’oro per due edizioni consecutive (Pechino 2008 e Londra 2012) sia nei
100 metri che nei 200 metri. E soprattutto detenendo il record del mondo in
entrambe le specialità. Record che - sembra a guardare le gare - non ha voluto
battere sebbene ne fosse in grado (come spiega un articolo sul numero di Focus
in edicola fino al 12 agosto 2012).
Ma perché Bolt è così forte?
Qual è il segreto della velocità di Bolt? Perché è imbattibile e corre
così veloce?
Un primo motivo risiede nella forma del suo corpo. O meglio, nelle sue
spalle: perfettamente allineate alle anche. Una caratteristica che rende il
corpo di Usain più efficiente dal punto di vista energetico. Anche le braccia
sono speciali: muovendosi in sincrono con le gambe aiutano l’atleta giamaicano
a non perdere l’equilibrio quando corre. Questo gli ha permesso di guadagnare i
record mondiale di velocità sui 100 metri (9,58 secondi).
Un secondo motivo è nelle falcate: 41 sono quelle con cui Bolt ha percorso
i 100 metri in pista a Londra: la media è di 2,44 metri a falcata. Imbattibile:
i suoi competitori stanno sulle 45/48 falcate. La leggenda vuole che la sua
forza sia il frutto di un’infanzia di stenti, quando per aiutare i suoi
genitori era costretto a trasportare acqua per chilometri su chilometri.
Muscoli per correre
Durante uno sprint di Bolt ci sono più di 30 muscoli per gamba impegnati
nella corsa. E questi muscoli, nel caso di Bolt, sono composti per il 90% di
fibre a contrazione veloce, che lo rendono forte, scattante ed
"esplosivo".
È una peculiarità dei corridori avere questo genere di fibre che si
attivano immediatamente, sviluppano subito una forza incredibile, ma non sono
adatte a lavorare a lungo: i top runner arrivano al massimo al 80%, mentre noi
comuni mortali abbiamo una percentuale più o meno simile di fibre lente e veloci
(50%-50%).
Bolt arriva al 90% e tenuto conto che la composizione delle fibre
muscolari è genetica, si può dire che sia nato per correre (mentre noi per fare
jogging).
Più alti, più scattanti
Anche l'altezza conta. Soprattutto in fase di partenza, quando con un
baricentro più alto si è più scattanti. Questo è il motivo per cui, negli
ultimi anni, l'altezza degli sprinter è andata crescendo. Bolt è alto 196 cm
contro i 180 di Blake (secondo sia nei 100 che nei 200) e i 178 dell'altro
giamaicano Weir, terzo nei 200.
Naturalmente questo aspetto, molto collegato all'uscita dai blocchi di
partenza, può essere migliorato con l'allenamento e l'affinamento della
tecnica.
A proposito di Giamaica
La Giamaica è la patria degli sprinter: con appena tre milioni di abitanti
ha vinto 13 medaglie d'oro alle Olimpiadi nell'atletica leggera. Negli ultimi
cinque anni, uomini e donne giamaicane hanno dominato i 100 metri. Ma che cosa li rende così veloce? Esistono
diverse ricerche e molte tesi al proposito. Eccone un riassunto.
Prima le leggende metropolitane: secondo il padre e una zia dell'atleta il
segreto di Usain è la dieta ricca di yam, un tubero, simile a una grande patata
molto diffuso in Giamaica. Lo yam starebbe a Bolt come gli spinaci a Braccio di
Ferro. La spiegazione non è convincente: anche in Nigeria, Cameroun e Pakistan,
dove il tubero è molto diffuso dovrebbero essere figli del vento. E non lo sono
come lo sono invece i giamaicani.
Una seconda spiegazione - parziale ma più scientifica - affonda le sue
radici nella genetica. Nel 2003 alcuni scienziati australiani hanno scoperto
che esistono diverse varianti di un gene, chiamato ACTN3, che danno certi
vantaggi nello sport.
La variante R, che è espressa nelle fibre muscolari a contrazione rapida,
dà maggiore potenza e velocità; l’altra variante (X) invece dà maggiore
resistenza ed è più facile trovarla nei maratoneti. Ebbene, la variante R è
molto più comune tra la popolazione giamaicana e tra i discendenti delle
popolazioni dell'Africa occidentale.
Fonte Focus.