Diciamo la verità: se il primo giugno, giorno di apertura del mercato, ci
avessero detto che il 'colpo' in attacco della Juventus sarebbe stato Nicklas
Bendtner, ci saremmo fatti una risata e poi avremmo detto: "No, dai, a
parte gli scherzi, chi è che arriva?". E invece è andata proprio così:
abbiamo sognato Higuain, ci siamo illusi con Van Persie, Suarez, Cavani e Jovetic,
abbiamo sfiorato Destro e Pazzini e ripensato a Dzeko, ma niente. Poi abbiamo
ripiegato su Llorente e ci è andata buca anche lì, per arrivare infine, dopo la
tragicomica vicenda Berbatov, a ingaggiare il 24enne attaccante danese.
Bendtner, scarto dell'Arsenal, un figlio con la baronessa danese Caroline
Luel-Brockrodff (lui aveva 21 anni, lei 34), per la Juventus è peggio che un
ripiego. E' l'ultima ridotta di una campagna trasferimenti che,
dichiaratamente, aveva nel grande attaccante il suo obiettivo numero uno.
Qualcosa, dunque, non ha funzionato, anche se è difficile trovare un'unica
causa per il mancato arrivo di un bomber di livello internazionale. Sembra
troppo semplicistico, in ogni caso, dare la colpa alla crisi del calcio
italiano e al suo appeal in caduta libera, oppure ai (presunti) condizionamenti
derivanti dal processo sportivo a carico di Antonio Conte. In realtà, c'è la
sensazione che gli uomini mercato della Juventus non avessero fin dall'inizio
le idee troppo chiare, e che abbiano seguito troppe piste senza però
privilegiarne una con decisione e costanza. Tanti obiettivi, nessun obiettivo,
verrebbe da dire.
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