Apple dovrà lavorare duramente per realizzare un sistema all'altezza della
situazione..
Il cosiddetto Mapsgate di Apple sta raggiungendo proporzioni bibliche,
tant’è che lo stesso Tim Cook ha deciso di scendere in campo per scusarsi
pubblicamente con i suoi clienti. Ma davvero è così difficile sviluppare un
sistema di navigazione efficiente? A quanto pare... sì. Ecco dove ha sbagliato
Cupertino.
Mappe sotto i riflettori - Doveva essere il momento dell’iPhone 5 e,
invece, non si fa che parlare delle sue mappe, vuoi perché tanti non hanno
ancora potuto acquistare il nuovo melafonino - e già malignano sul suo conto -
vuoi perché la nuova versione dell’app Maps funziona peggio di quella
precedente. Apple ha ammesso il problema, si è scusata con i clienti e ha
iniziato a studiare ogni soluzione possibile per risolvere il mega
inconveniente, ma l’impressione che abbiamo è che - almeno all’inizio -
l’azienda du Cupertino abbia sottovalutato la complessità dello sviluppo di un
sistema di mappe preciso ed efficiente.
La rinuncia a Google - Il gigante di Cupertino ha preferito accelerare i
tempi e fare a meno del supporto di Google a partire da subito, senza sfruttare
l’ultimo anno di collaborazione previsto dal loro precedente accordo. Apple,
così, ha dovuto sviluppare da zero una nuova versione dell’app Mappe, dovendo
far affidamento solamente su se stessa e sulla cartografia fornita da TomTom,
ma non è riuscita a ottenere un risultato all’altezza delle aspettative:
perché?
Apple non è Google - Il primo e più evidente limite del lavoro svolto da
Apple è rappresentato dall’approccio al progetto: l’azienda ha voluto prendere
spunto da Google, senza però essere Google. A Cupertino hanno creato un sistema
di mappe e punti d’interesse ex novo, senza sguinzagliare sul territorio una
flotta di automobili che raccogliesse ulteriori dati e verificasse la bontà di
quelli archiviati. A Mountain View, inoltre, possono appoggiarsi su un efficace
sistema di contributi da parte degli utenti in arrivo da Google Map Maker che
permette di partecipare attivamente al perfezionamento della cartografia.
Risorse insufficienti - Potrà sembrare irrilevante, ma gli esperti stimano
che, dietro alle Google Maps, siano al lavoro tra le 5.000 e le 7.000 persone -
senza contare i contributi volontari - mentre Apple si limita a un centinaio di
addetti, che per di più non si spostano sul campo. E finché l’azienda non si
deciderà a prestare maggior attenzione ai feedback dei suoi utenti - come ha
auspicato Tim Cook stesso - avrà grosse difficoltà a migliorarsi in tempi
rapidi.
Gli strumenti ci sono tutti - In effetti - almeno teoricamente - non è
particolarmente difficile raccogliere dati e correzioni da chi utilizza le
nuove mappe: l’antenna GPS è già integrata nello smartphone e la connessione
dati nella maggior parte dei casi è sempre attiva, quindi potrebbe essere
l’applicazione stessa a preparare e inviare regolarmente i feedback degli
utenti ai laboratori Apple. A questo punto, rimarrebbe da verificare la
correttezza delle segnalazioni e da sistemare cartografia e punti d’interesse.
Sfruttare il crowdsourcing - Alcune imprecisioni - soprattutto di
carattere grafico - non sono legate tanto ai dati raccolti da Apple, quanto
piuttosto ad aberrazioni provocate dall’errato allineamento delle immagini
satellitari e dai continui cambiamenti di negozi, uffici e altri esercizi
pubblici. Il cosiddetto crowdsourcin, anche in questo caso, sarebbe di grande
aiuto, perché contributi anche occasionali permetterebbero di accelerare il
processo di aggiornamento delle mappe. Per farti un esempio, questo è uno dei
segreti del successo del noto navigatore social Waze.
Sbagliando s’impara - Tornando, infine, alla sua acerrima nemica Google,
non dimentichiamo che il suo progetto Google Maps è nato nell'ormai lontano
2005 e il colosso di Mountain View ha impiegato quasi un lustro per arrivare al
livello di perfezionamento a cui siamo abituati. Come si suol dire, “nessuno
nasce imparato” e non basterà sicuramente un banale aggiornamento del sistema
operativo iOS 6 per sistemare tutti questi problemi. Apple non ha riflettuto
abbastanza prima di gettarsi in un settore a lei sconosciuto.
App di mappe - E non dimentichiamo neppure il vero marchio di fabbrica di
Apple: la semplicità d’uso, che da sempre ha contraddistinto tutti i suoi
prodotti. Anche il nuovo sistema di navigazione made in Cupertino dovrà
rispecchiare appieno questa filosofia, se vorrà distinguersi dalla massa di
alternative disponibili sull’App Store, dove - tra le altre cose - è appena
nata un’apposita sezione, denominata “App di mappe”.
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