venerdì 5 ottobre 2012

Apple pensava che fare mappe fosse più semplice!


Apple dovrà lavorare duramente per realizzare un sistema all'altezza della situazione..






Il cosiddetto Mapsgate di Apple sta raggiungendo proporzioni bibliche, tant’è che lo stesso Tim Cook ha deciso di scendere in campo per scusarsi pubblicamente con i suoi clienti. Ma davvero è così difficile sviluppare un sistema di navigazione efficiente? A quanto pare... sì. Ecco dove ha sbagliato Cupertino.

Mappe sotto i riflettori - Doveva essere il momento dell’iPhone 5 e, invece, non si fa che parlare delle sue mappe, vuoi perché tanti non hanno ancora potuto acquistare il nuovo melafonino - e già malignano sul suo conto - vuoi perché la nuova versione dell’app Maps funziona peggio di quella precedente. Apple ha ammesso il problema, si è scusata con i clienti e ha iniziato a studiare ogni soluzione possibile per risolvere il mega inconveniente, ma l’impressione che abbiamo è che - almeno all’inizio - l’azienda du Cupertino abbia sottovalutato la complessità dello sviluppo di un sistema di mappe preciso ed efficiente.
 
 


La rinuncia a Google - Il gigante di Cupertino ha preferito accelerare i tempi e fare a meno del supporto di Google a partire da subito, senza sfruttare l’ultimo anno di collaborazione previsto dal loro precedente accordo. Apple, così, ha dovuto sviluppare da zero una nuova versione dell’app Mappe, dovendo far affidamento solamente su se stessa e sulla cartografia fornita da TomTom, ma non è riuscita a ottenere un risultato all’altezza delle aspettative: perché?

Apple non è Google - Il primo e più evidente limite del lavoro svolto da Apple è rappresentato dall’approccio al progetto: l’azienda ha voluto prendere spunto da Google, senza però essere Google. A Cupertino hanno creato un sistema di mappe e punti d’interesse ex novo, senza sguinzagliare sul territorio una flotta di automobili che raccogliesse ulteriori dati e verificasse la bontà di quelli archiviati. A Mountain View, inoltre, possono appoggiarsi su un efficace sistema di contributi da parte degli utenti in arrivo da Google Map Maker che permette di partecipare attivamente al perfezionamento della cartografia.

Risorse insufficienti - Potrà sembrare irrilevante, ma gli esperti stimano che, dietro alle Google Maps, siano al lavoro tra le 5.000 e le 7.000 persone - senza contare i contributi volontari - mentre Apple si limita a un centinaio di addetti, che per di più non si spostano sul campo. E finché l’azienda non si deciderà a prestare maggior attenzione ai feedback dei suoi utenti - come ha auspicato Tim Cook stesso - avrà grosse difficoltà a migliorarsi in tempi rapidi.

Gli strumenti ci sono tutti - In effetti - almeno teoricamente - non è particolarmente difficile raccogliere dati e correzioni da chi utilizza le nuove mappe: l’antenna GPS è già integrata nello smartphone e la connessione dati nella maggior parte dei casi è sempre attiva, quindi potrebbe essere l’applicazione stessa a preparare e inviare regolarmente i feedback degli utenti ai laboratori Apple. A questo punto, rimarrebbe da verificare la correttezza delle segnalazioni e da sistemare cartografia e punti d’interesse.

Sfruttare il crowdsourcing - Alcune imprecisioni - soprattutto di carattere grafico - non sono legate tanto ai dati raccolti da Apple, quanto piuttosto ad aberrazioni provocate dall’errato allineamento delle immagini satellitari e dai continui cambiamenti di negozi, uffici e altri esercizi pubblici. Il cosiddetto crowdsourcin, anche in questo caso, sarebbe di grande aiuto, perché contributi anche occasionali permetterebbero di accelerare il processo di aggiornamento delle mappe. Per farti un esempio, questo è uno dei segreti del successo del noto navigatore social Waze.

Sbagliando s’impara - Tornando, infine, alla sua acerrima nemica Google, non dimentichiamo che il suo progetto Google Maps è nato nell'ormai lontano 2005 e il colosso di Mountain View ha impiegato quasi un lustro per arrivare al livello di perfezionamento a cui siamo abituati. Come si suol dire, “nessuno nasce imparato” e non basterà sicuramente un banale aggiornamento del sistema operativo iOS 6 per sistemare tutti questi problemi. Apple non ha riflettuto abbastanza prima di gettarsi in un settore a lei sconosciuto.

App di mappe - E non dimentichiamo neppure il vero marchio di fabbrica di Apple: la semplicità d’uso, che da sempre ha contraddistinto tutti i suoi prodotti. Anche il nuovo sistema di navigazione made in Cupertino dovrà rispecchiare appieno questa filosofia, se vorrà distinguersi dalla massa di alternative disponibili sull’App Store, dove - tra le altre cose - è appena nata un’apposita sezione, denominata “App di mappe”.


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