Chi va piano, va sano e va lontano. Apple evidentemente sta applicando
questo vecchio adagio per realizzare i suoi nuovi iPhone 5. Sembra, infatti,
che i ritardi nelle consegne siano provocati dai meticolosi controlli qualità.
"I graffietti dell'iPhone 5 sono costati ad Apple qualcosa come 60
miliardi di dollari"
Consegne in ritardo - Chi non ha avuto la pazienza di fare la fila lo
scorso 28 settembre sa bene che il nuovo nato di casa Apple è subito diventato
introvabile nella stragrande maggioranza dei negozi italiani. D’accordo, le
vendite del primo giorno sono state da record e anche le prenotazioni sono
andate a gonfia vele, ma suona quantomeno sospetto che in quasi tutto il mondo,
a distanza di oltre due settimane dal lancio, le scorte di iPhone 5 non siano
state ancora rinnovate.
Il mapsgate e i graffietti - Apriamo una parentesi: nello stesso periodo,
si è fatto un gran parlare dei difetti della quinta generazione del melafonino,
dalle mappe “fatte in casa” decisamente deludenti alla cornice in alluminio
talmente fragile da presentare spesso piccoli graffi e scalfiture all’apertura
della confezione originale. In verità, è proprio questo il motivo per cui Apple
ha rallentato così sensibilmente il suo ritmo produttivo: il colosso
californiano ha voluto rafforzare i controlli qualità, per garantire un
prodotto impeccabile ai suoi clienti.
Più controlli = più lavoro - Dai piani alti di Cupertino, qualcuno avrebbe
contattato i dirigenti di Foxconn - l’azienda cinese responsabile
dell’assemblaggio dei nuovi melafonini - e avrebbe sollecitato controlli più
accurati e approfonditi sui prodotti finali, prima della spedizione. Il diktat
si sarebbe, poi, tramutato automaticamente in una richiesta di un ulteriore
sforzo - soprattutto in termini di ore lavorative - da parte dei “soliti”
instancabili lavoratori asiatici.
Sciopero o non sciopero - Sarebbe questa una delle motivazioni che
avrebbero spinto oltre 3.000 dipendenti Foxconn a indire un fantomatico
sciopero la scorsa settimana: in verità, nessuno ha la certezza che questo
abbia avuto luogo davvero, ma resta il fatto che, dopo tutte queste indiscrezioni,
l’agenzia canadese RBC Capital Markets ha rivisto al ribasso le sue stime
riguardo le vendite dell’iPhone 5, che sono passate dai 57 milioni iniziali a
“soli” 49 milioni.
Tutta colpa dei materiali - Non dimentichiamo, poi, che buona parte della
colpa ricade sulla stessa Apple che ha scelto di produrre il suo nuovo
smartphone adottando una speciale lega di alluminio anodizzato, che è sì
leggerissima e molto malleabile, ma al tempo stesso fragile e soggetta a
fastidiosi inestetismi, in particolare nella sua versione nera. E non siamo noi
a sostenerlo, ma bensì una misteriosa talpa che avrebbe spifferato tutto agli
esperti di Bloomberg.
Un difetto che costa caro - Le imperfezioni dell’iPhone 5, secondo la nota
rivista finanziaria, sarebbero costate molto care ad Apple, le cui azioni in
meno di un mese sono scese del 9% circa, provocando un’emorragia di capitali
che rasenterebbe i 60 miliardi di dollari. Chi più spende, meno spende: questo
è un altro adagio che, a questo punto, sarà diventato caro a Tim Cook e soci,
visto che - oltre alle suddette perdite e al rallentamento delle vendite -
avrebbero deciso di investire ingenti somme in una serie di apparecchiature da
fornire a Foxconn per migliorare i suoi standard qualitativi.
Scegli la tua cover - In conclusione, se hai già acquistato un nuovo
melafonino, oppure sei in procinto di farlo, ti consigliamo di proteggerlo
adeguatamente, per evitare di incorrere in seri danni estetici permanenti.
Apple non risponde neppure degli eventuali graffietti all’apertura della
scatola, quindi è meglio attrezzarsi fin da subito: il web è pieno di cover per
iPhone 5 di ogni tipo e materiale, ma se proprio vuoi stupire gli amici per
originalità ed eleganza prova la custodia Little Black Book, fabbricata a mano
dagli artigiani di Pad & Quill.
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